L'ago: sì, proprio quel piccolissimo, umile, strumento che serve per tenere insieme o, forse meglio, per cucire pezzi di stoffa in un abito, scampoli erranti in una coperta variopinta, vivace ed armonica. Non pretende di essere una "taglia-cucizig-zag" ultimo modello dei sarti di grido! Con un ago, però, si rammenda, e ci vuole proprio un ago! Ci si può anche pungere: bisogna utilizzarlo con prudenza e maestria.
Il nostro ago desidera andare in tutte le caselle da lettera degli abitanti del nostro territorio: non vuol essere invadente e neppure supponente. Se proprio sembra importuno, può essere tranquillamente cestinato.
Senza dubbio è voce di una precisa comunità che si costituisce quotidianamente cercando di realizzare delle relazioni fra le persone secondo il Vangelo e constatando ancora quotidianamente la propria inadeguatezza a simile disegno.
Questa comunità desidera riconoscere ed incontrare quanto vi è di buono, giusto, onesto, in ogni realtà del territorio ed in ogni persona. Crede che vi sia un patrimoniocomune dal quale partire per promuovere una convivenza, nel nostro territorio, conforme alla dignità di ciascuno.
L'ago è uno strumento per questo obiettivo. Porta notizia di quanto avviene senza pretendere, semplicemente per far conoscere, convinto che la conoscenza è la prima forma d'incontro, di stima reciproca, di premessa per una collaborazione in vari campi.
Si può leggere in pochissimo tempo e magari non ha le risposte ad esigenze di approfondimento: ma questo ne è il limite ed il pregio. Ci sono altri strumenti o, forse, potranno essere in futuro inventati, per risposte più articolate o dibattiti a più ampio respiro.
L'ago si accontenta e chiede di essere accolto così, felice di adempiere alla sua funzione. Si augura di poter contribuire ad una “coperta armonica e variopinta” della quale tutti gli abitanti del nostro territorio fanno parte, e ringrazia.
don Giovanni Afker
(dal primo numero de "L'Ago")